Autori
Guy Gilsoul
HISTORIA NATURALIS
Erano sette, venuti dal sole levante. Sette struzzi in una corsa inquietante che pestavano la sabbia con i loro
piedi minacciosi. E vene erano altri sette, visibili da parte a parte, venuti dal sole calante, trasportati come
i primi in una corsa sfrenata, senza mai potersi distaccare dal suolo, tanto i loro corpi erano pesanti e le loro
piume troppo molli.
L'aria li attraversava e con lei il soffio della tempesta. Essi accorrevano nell'ottavo luogo, verso il centro
simbolico dell'opera dove il combattimento imperversava tra due di questi cammelli alati, Assida, come li chiamano
in ebraico. Tutto in loro era fuoco, crepitio, cascata, eruzione e voluttà.
I due uccelli sparivano sotto l'assalto dell'inchiostro e dell'acqua, dei segni, degli schizzi, delle carezze
d'oro e delle onde sorte dai movimenti stessi della carta, spessa, accogliente e avida.
Nel nucleo ciclopico della composizione, i due colli serpentini operavano nello spazio degli assalti,
degli scarti, dei rovesciamenti subito contraddetti dalle tracce nebulose lasciate dal passaggio di penne remiganti
nell'aria frustata.
Era un teatro, una coreografia di veli e di lampi, bucato dal nero assoluto degli occhi e le minacce acuminate di
becchi spalancati. Del vuoto pulsante, un luogo conquistato che si fa, Opera luminosa. Un tempo sospeso in una
forma unica, bella di tensioni risolte e summa tutta classica, dove Dioniso e Apollo si confondono in una
apparizione androgina.
Si, questa opera è la, ben romana. Essa ha dell'architettura antica, il senso delle conquiste dei limiti,
fino al nucleo, altro abisso, scaturiscono gli assi che bucano il vuoto.
Di Borromini, lo straordinario ordinamento della catastrofe presentita, vedi del mostruoso quando intorno a
obliqui contrari, la tensione sale fino all'estasi. (")
Ma la potenza di questi frammenti di una "Storia naturale", di cui il trittico degli struzzi è uno dei
capitoli, viene anche da altri peripli, che travalicano verso paesi di parole che dicono le leggendee i miti
fondatori, le epopee e la geometria.
L'opera conserva i suoi segreti. L'enigma che porta proviene dal mistero che fa convergere nel nucleo della mano
dell'artista, l'animalità della bestia osservata e la saggezza degli antichi maestri pittori, disegnatori,
poeti e musicisti.
La piovra è nera dell'inchiostro rigettato da quella di Hokusaï e le balene si immergono al centro
dell'oceano vivente dei tormenti di Tintoretto e delle danze indiane di Pollock. Ora anch'esse sono piovre e balene.
L'opera è d'Arte e di segreto. Questo enigma che Dario Serra conduce fino all'entrata di labirinti,
combinando il pensiero del gesto, dell'utensile o ancora dell'inchiostro, della carta e del pennello.
Su questa solia dove la figura si trasforma in Figura e l'esatta copia in Bellezza.
Lungamente, il pittore si sarà preparato. A colpi di prove su piccoli formati prima. Poi in più grandi
dimensioni. Così avrà rincontrato l'animalità e la sua estraneità. La Storia naturale di
Serra appartiene alla tradizione del Physiologus degli antichi.
Della rappresentazione dell'animale soffia qui un vento tiepido che dice l'immaginario degli elementi
(la terra, l'aria, l'acqua il fuoco).
Così come di pulsioni erotiche, di desideri e di repulsioni.
E tutto questo, alla prima, senza rimorsiper lasciare a questa Bellezza finale, il suo lato "fluttuante",
la sua fragile e fugace essenzialità.