Autori
Florence Sicre
TEATRO DI MARIONETTE
Le marionette erano figure contenute in gabbie.
L’artefice aveva chiamato ogni membro, ogni organo con il suo nome, ciascuno si era moltiplicato, accoppiato e collocato secondo le leggi misurate della prospettiva e le leggi perverse della natura.
Sette figure erano apparse, le sette figure capitali del teatro.
Ora la pagina è bianca.
Con l’impronta a secco di un rettangolo l’artefice costruisce il vuoto. L’istante e lo spazio sono perfetti. Ma è artefice, una figura appare, una giovane, marionetta tenuta da nessun filo.
Una parte del suo corpo è quasi cancellata. Leggera e pudica sposta le linee, si muove senza legge né pesantezza, ci parla e noi non comprendiamo.
Allora l’artefice introduce la seconda figura, un giovane che guarda. L’enigma si dissolve, appare il teatro: Amleto perde Ofelia, Pentesilea divora Achille, le marionette recitano, non importa cosa e noi comprendiamo.
L’artefice esaurisce il repertorio, chiama aiuto, chi se non il diavolo. I fili si tendono, egli sloga le articolazioni, muta le forme e i sessi, libera le azioni; si sbaglia, risplende. Davanti a noi fa fare alle marionette ciò che esse sole possono fare, tutto, l’impossibile.
L’artefice è scomparso.
Non vi è più che lui, le marionette.
Ormai gli spettacoli da rappresentare sono infiniti.